diretto da Pietro Longhi e Daniela Petruzzi
PAOLA GASSMAN MIRELLA MAZZERANGHI
in
“LE PANTERE ROSA”
di
Marina Pizzi
regia di
SILVIO GIORDANI
Divertente,
inaspettato
e
commovente
inno
alla
vita
con
colpi
di
scena,
risate
ed
emozioni
in
una
trama
che
dal
rosa
si
tinge
di
giallo.
Olga,
energica
e
trascinante
padrona
di
casa,
relegata
dagli
eventi
in
un
caseggiato
di
periferia,
ci
coinvolge
insieme
alla
sua
amica-nemica
e
coabitante
Maria,
saggia
ed
ironica
polacca,
in
una
storia
che
fino
all’ultimo
lascerà
con
il
fiato
sospeso.
Una
commedia
per
due
“pantere
rosa”,
oramai
senior,
con
una
irresistibile
voglia
di
essere
ancora
protagoniste
dell’imprevedibile
realtà.
Pronte
a
loro
modo
a
cercare
diamanti
scomparsi
e
sbrogliare
intricate
matasse.
Complicano
i
fatti
Michele,
giovane
nipote
di
Olga,
insofferente
al
troppo,
in
fuga
dal
tutto,
alla
ricerca
di
una
sua
misteriosa
dimensione
e
la
signorina
Ines,
una
incontenibile,
esuberante
ed
ansiosa
inquilina
del
piano
di
sopra.
Divertimento
assicurato
ma
anche
un’analisi
stimolante
di
alcune
tematiche
irrisolte
della
nostra sempre più complessa società.
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Contatti: Pietro Longhi (337.746811)
pielonghi@tiscali.it
Un
asettico
rapporto
di
lavoro
pluriennale
diventa
sorprendentemente
una
spassosa,
arguta
e
scintillante
relazione.
Come
un
fiore
sbocciato
solo
al
momento
giusto,
la
storia
tra
il
burbero
e
scontroso
datore
di
lavoro
e
la
sua
ineffabile
collaboratrice
ci
offre
lo
spunto
per
una
commedia
deliziosa
che
cancella
di
colpo
la
ruggine
di
un
lungo
regime
di
incomunicabilità.
Ed
il
nuovo,
improvviso
scoprirsi
riscatta
sia
lui
che
lei
da
anni
di
solitudine,
di
segreti
e
di
dolori,
prendendo
molto
presto
una
piega
briosa
e
brillante.
Lei
sa
tutto
di
lui.
Lui
non
sa
assolutamente
nulla
di
lei.
Non
ha
mai
voluto
saperne
nulla, considerandola poco più di uno degli strumenti di cui si serve per il suo lavoro d’ufficio.
Così,
in
una
fredda
sera
di
novembre,
i
due
cominciano
a
confrontarsi
per
la
prima
volta
senza
la
formalità dei ruoli, arrivando presto a rivelazioni sorprendenti, ma anche divertenti e commoventi.
Alle
volte
l’amore,
come
il
paradiso……può
attendere,
ma
al
momento
opportuno
sa
sempre
come
coinvolgere il nostro cuore.
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Contatti: Pietro Longhi (337.746811)
pielonghi@tiscali.it
Paola Tiziana Cruciani Roberto ciufoli
.
in
“CHI L’HA VISTA?”
di
Paola Tiziana Cruciani
regia di
Regia Maria Cristina Gionta
Quella
di
Isa
e
Ugo
è
una
famiglia
quasi
perfetta.
Sposati
da
trentacinque
anni
con
due
figli
ormai
grandi ma ancora molto presenti nella loro casa i due coniugi vivono nella routine della quotidianità.
La
famiglia,
però,si
regge
fondamentalmente
grazie
alla
dedizione
di
Isa
che
si
occupa
sempre
di
tutto
e
di
tutti.
Ma,
improvvisamente,
una
sera,
Isa
scompare.
Ugo
precipita
nella
disperazione
e
chiama
i
figli
a
raccolta.
Dov’è
andata
Isa?
Perché
è
sparita?
E’
un
allontanamento
volontario?
Sarà
stata
rapita?
La
famiglia
si
sguinzaglia
alla
sua
ricerca
anche
se
il
perfetto
ingranaggio
familiare
che
fino
ad
allora
era
stato tenuto in piedi da Isa comincia a scricchiolare.
Ma
Isa,
è
veramente
sparita?
Giallo
rosa
o
giallo
paranormale?
O
semplicemente
giallo
comico,
anzi
comicissimo. E comunque, riuscirà Ugo a ricongiungersi con l’amata moglie….?
Forse,
nella
realtà,
Isa
è
ancora
presente
e
forse
da
un
suo
invisibile
osservatorio
scoprirà
segreti
e
dinamiche di una famiglia che le apparirà profondamente diversa da quella fino ad allora conosciuta.
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Contatti: Pietro Longhi (337.746811)
pielonghi@tiscali.it
Fabio Avaro
Enzo Casertano
.
in
I TRE MOSCHETTIERI
di
di Pino Ammendola e Nicola Pistoia
regia di
Luca Negroni
Nella
magica
atmosfera
di
un
vecchio
teatro
deserto,
al
buio,
tre
uomini
avanzano
guardinghi
illuminando
il
percorso
con
le
torce
elettriche.
Una
giovane
donna
è
con
loro.
Sembra
terrorizzata.
Il
mistero
s’infittisce,
ma
dopo
poco
scopriamo
che
in
realtà
non
si
tratta
di
un
giallo.
Gli
uomini
in
tuta,
infatti,
sono
tre
sgangherati
operai
di
una
ditta
di
derattizzazione.
Mentre
cercano
le
tane
degli
introvabili
topi,
i
tre
uomini
in
tuta
si
imbattono
in
D’Artagnan!
Si,
proprio
in
D’Artagnan
con
tanto
di
costume
e
minaccioso
fioretto.
Si
tratta
di
un
primattore
rimasto
prigioniero
del
personaggio
che
ha
recitato
per
una
vita.
L’attore
invasato
costringe,
spada
alla
mano,
i
tre
malcapitati
a
vestire
i
panni
di
Athos,
Porthos
ed
Aramis.
Costoro,
pur
spaventati,
presto
prenderanno
gusto
alla
strana
avventura,
anche
perché
coinvolti
emotivamente
dalla
splendida
presenza
di
una
Milady
tutt’altro
che
immaginaria
e
forse
altrettanto
pericolosa
di
quella
letteraria.
Tra
farsa
e
tragedia,
tra
duelli
e
innamoramenti,
le
mirabolanti avventure dei tre improvvisati spadaccini ci faranno passare due ore di autentiche risate.
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Contatti: Pietro Longhi (337.746811)
pielonghi@tiscali.it
PIETRO LONGHI
PAOLA TIZIANA CRUCIANI
in
GENTE DI FACILI COSTUMI
di
Nino Manfredi e Nino Marino
regia di
Silvio Giordani
“Gente
di
facili
costumi”
è
una
commedia
che
sviluppa
in
maniera
paradossale
un
fondamentale
problema
etico.
In
una
società
come
la
nostra,
dove
tutto
si
avvilisce
e
corrompe,
che
valore
hanno
ancora
l’onestà,
la
dignità
e
il
rispetto
dei
valori
umani?
Gli
ideali
politici
sono
al
servizio
di
interessi
privati,
la
creatività
e
la
fantasia
servono
all’imbonimento
pubblicitario,
i
valori
più
elevati
sono
svenduti
e
liquidati
e
tutto
è
asservito
all’utile.
Paradossalmente
quello
che
è
rimasto
più
coerente
a
sé
stesso
è
il
mestiere
più
antico
del
mondo.
Le
prostitute
hanno
continuato
a
fare
ciò
che
hanno
sempre
fatto
con
chiarezza, senza sottintesi o simulazioni: oseremmo dire “onestamente”.
Un
intellettuale
e
una
prostituta,
protagonisti
della
commedia,
assumono
il
ruolo
emblematico
di
rappresentanti
di
questa
mutevole
società:
lui
presume
di
appartenere
alla
casta
detentrice
del
potere
culturale,
lei,
la
peccatrice,
l’emarginata
si
esprime
invece
con
il
molto
personale
linguaggio
della
“verità”.
Con
ironia
ed
umorismo
attraverso
il
divertente
incontro-scontro
tra
i
due,
la
commedia
ci
mostra che siamo diventati un po’ tutti “gente di facili costumi”……… esclusi i presenti, naturalmente!
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Fabio Avaro
Lallo Circosta
Giuseppe Cantore
Enzo Casertano
in
UOMINI TARGATI EVA
di
Pino Ammendola e Nicola Pistoia
regia di
Silvio Giordani
Siamo
in
una
piccola
officina
ai
margini
della
città,
in
una
calda
e
pigra
notte
di
ferragosto.
I
titolari,
Pino
e
Ciccio,
sono
due
meccanici
che
incarnano
due
modi
diversi
di
vedere
la
vita
e
gestire
il
lavoro.
Pino
è
meticoloso
e
attento,
un
perfezionista
innamorato
di
tutto
ciò
che
fa.
L’altro,
un
po’
cialtrone
cerca
di
sbarcare
il
lunario
faticando
il
meno
possibile.
Nicola
è
il
“ragazzo”
di
bottega,
anche
se
ha
superato
da
un
pezzo
gli
“anta”,
solo
al
mondo,
vive
praticamente
nell’officina.
L’arrivo
improvviso
di
una
donna
bellissima
e
misteriosa
di
nome
Eva
sconvolge
il
microcosmo
dei
tre
uomini.
La
timidezza
imbarazzante
di
Nicola
(Enzo
Casertano),
la
poetica
tenerezza
di
Pino
(Giuseppe
Cantore),
la
carnalità
primitiva
e
schietta
di
Ciccio
(Fabio
Avaro)
combinano
una
miscela
esplosiva
che
scatena
situazioni
paradossali,
dando
vita
ad
una
commedia
brillante
e
divertente,
dove
emerge
la
solita
ed
irrimediabile
goffaggine
degli
uomini.
L’arrivo
di
un
quarto
uomo
inquietante
e
persino
minaccioso
(Lallo
Circosta)
innesca
il
detonatore
delle
risate
più
sonore.
Dopo
il
grande
successo
di
“Uomini
stregati
dalla
luna”
il
quartetto
si
ripropone
in
un’altra
gioiosa
avventura
passando
con
disinvoltura
in
una
diversa
atmosfera, conservando però la medesima caleidoscopica comicità.
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Centro Teatrale Artigiano
Sede Fiscale: Via Monte Zebio 14/c 00195 Roma
Partita Iva e Codice Fiscale: 13195511004
SteveR
Edoardo siravo MIRIAM MESTURINO
in
I SIGNORI BARBABLU’
da un racconto di
GERALD VERNER
e con
LUCIA RICALZONE, PIERFRANCESCO MAZZONI, MARIA CRISTINA GIONTA
regia di
SILVIO GIORDANI
In
un
cottage
della
campagna
inglese
arrivano
i
nuovi
affittuari:
due
coniugi
non
più
giovanissimi
freschi
di
matrimonio.
Si
sono
sposati
appena
conosciuti:
il
cosiddetto
colpo
di
fulmine!
L’isolamento
della
casa
circondata
dal
bosco,
solo
i
rumori
della
natura,
nessun
villaggio
nelle
vicinanze,
sembrano
presagire
una
bella
e
rilassante
luna
di
miele.
Ma
è
bene
essersi
sposati
in
fretta?
Non
sarebbe
stato
meglio
approfondire
la
conoscenza,
apprendere
i
rispettivi
gusti,
scoprire
le
abitudini
o
le
piccole
manie
di entrambi?
Forse
no,
ma
anche
sì!!!
Ed
ecco
che
ora
dopo
ora,
giorno
dopo
giorno,
il
vero
carattere
dei
due
viene
alla
luce,
e
non
tutto
sembra
o
è
come
ciascuno
aveva
immaginato
dell’altro.
Ed
ecco
che
quello
che
sembrava un matrimonio felice si avvia a diventare una trappola “mortale”.
In
questo
precario
contesto,
si
inseriscono
la
premurosa
e
fin
troppo
presente
padrona
di
casa,
un
medico dall’aspetto e dai modi ambigui, la servetta un po’ tonta che forse non lo è tanto.
Insomma,
bastano
poche
battute
iniziali
e
niente
sembra
più
essere
come
appare:
dietro
sorrisi,
carezze, sguardi languidi e premure, potrebbe nascondersi l’esatto contrario di ogni cosa.
Le sorprese non tarderanno ad arrivare ed il finale sorprenderà tutti, anche e soprattutto gli spettatori!
Produzione: CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Disponibilità: aprile-maggio 2019
Questo
autore
è
stato
spesso
considerato
dai
suoi
contemporanei
“troppo
moderno”
ed
ha
scritto
sei
commedie
“palliate”
ispirate
quindi
ad
un
modello
greco,
diversamente
dalle
“togate”
di
ambientazione
romana,
operando
una
vera
e
propria
riforma
nell’ambito
di
questo
genere,
inserendovi
nuovi
contenuti
ideologici
ed
attingendo
nella
“NEA”
la
commedia
nuova
ellenica
di
cui
Menandro
è
l’esponente
più
noto.
La
carriera
drammaturgica
di
Terenzio,
non
fu
certo
facile
come
quella
di
Plauto,
forse
perché
nella
sua
opera
non
troviamo
l’esuberanza,
le
acrobazie
verbali,
i
giochi
di
parole
del
sarsinate.
Terenzio,
infatti,
usa
uno
stile
ed
un
linguaggio
sobrio,
naturale,
all’insegna
della
compostezza
e
della
semplicità
evitando
espressioni
popolari
e
volgari
in
omaggio
forse
all’esigenza
di
equilibrio
e
di
raffinatezza
che
egli
mutuava
dal
sofisticato
circolo
scipionico
di
cui
faceva
parte.
Anche
la
“contaminatio”
è
usata
da
Terenzio
in
maniera
diversa
dagli
altri
autori
latini
non
ibridando
una
commedia
con
una
mescolanza
di
varie
commedie
greche,
ma
inserendo
una
intera
scena
desunta
da
altri
drammi
all’interno
di
una
sola
commedia
greca
usata
come
modello.
Nel
Teatro
“naturalistico”
di
Terenzio
troviamo
una
suspance
nuova.
Lo
spettatore
è
coinvolto
emotivamente
nelle
vicende,
prova
le
stesse
emozioni
dei
personaggi
e
l’autore
non
consente
procedimenti
“metateatrali”
cioè
non
vuole
che
venga
mai
interrotta
l’illusione
scenica
e
al
contrario
di
Plauto
che
tendeva
solo
a
divertire,
cerca
di
trasmettere
un
messaggio
morale.
Nasce,
insomma
un’attenzione
sociale
che
allora
era
una
vera
e
propria
rivoluzione
culturale
con
dentro
un
messaggio
di
HUMANITAS.
“…homo
sum,
humani
nihil
a
me
alienum
puto…”
(sono
un
uomo
e
niente
di
ciò
che
è
umano
considero
a
me
estraneo…)
Aprirsi
agli
altri,
rinunciare
all’egoismo,
comprendere
i
propri
limiti
ed
essere
indulgente
nei
confronti
degli
errori
degli
altri:
in
una
parola
essere
tolleranti
e
solidali.
Ed
è
così
che
i
personaggi
di
Terenzio
si
allontanano
miglia
e
miglia
da
quelli
pacchiani,
spregiudicati,
egoisti
e
truffaldini
di
Plauto.
La
nuova
comicità
non
è
più
nella
battutaccia
o
nell’intrigo
e
risiede
più
nel sorriso che nel riso, un sorriso talvolta venato di riflessione e meditazione.
Menandro,
l'autore
più
rappresentato
della
"commedia
nuova",
considerato
dagli
antichi
greci
secondo
solo
ad
Omero,
fu
per
molto
tempo
poco
più
di
un
nome.
Alcuni
fortunati
ritrovamenti
di
papiri
hanno
permesso
alle
sue
commedie
di
riemergere
dalle
nebbie
del
tempo.
Molte
commedie
sono
incomplete,
ma
altre
hanno
permesso
di
tratteggiare
una
chiara
immagine
della
straordinaria
capacità
del
loro
autore.
La
donna
di
Samo
del
titolo
è
Criside,
già
etèra
e
poi
compagna
di
un
benestante
Demea,
mercante
di
Atene.
Attorno
alla
figura
della
donna
ruotano
le
vicende
di
due
famiglie
in
un
intreccio
di
amori,
equivoci
e
inganni
che
si
scioglie
nell'immancabile
lieto
fine.
Menandro
è
abilissimo
nel
descrivere
le
tensioni,
la
fragilità,
le
astuzie
della
"nuova
società"
ateniese
verso
la
fine
del
IV°
secolo
a.C.
L'opera
può
essere
definita
una
vera
commedia
degli
equivoci
e,
nonostante
tutti
si
comportino
in
assoluta
buona
fede
e
manchi
la
figura
del
malvagio,
la
situazione
rischia
sempre
di
precipitare.
La
figura
femminile
di
Criside
spicca
per
la
sua
sensibilità
e
modernità.
La
donna
accetta
accuse
ingiuste
e
anche
di
essere
cacciata
di
casa
senza
ribellarsi,
solo
per
solidarietà
femminile.
Anche,
Demea,
il
protagonista
maschile
ha
una
sua
originalità.
E'
la
trasformazione
menandrea
di
un
classico
personaggio
comico
del
passato
:
l'uomo
maturo
innamorato
di
una
giovane
che
da
comico,
nella
scrittura
elegante
di
Menandro,
si
trasforma
in
controverso
personaggio
dai
mille
risvolti
psicologici
che
lotta
con
se
stesso
ma
non
può
impedirsi
di
essere
roso
dalla
gelosia.
Menandro
non
genera
mai
momenti
di
pura
ilarità,
ma
grazie
ad
un
senso
del
comico
molto
sottile
fa
sorridere
molto
di
pregi
e
difetti
dei
vari
individui
che
compongono
la
sua
intrigante
umanità.
Non
ci
sono
più
i
grandi
temi
del
passato,
le
grandi
passioni,
i
grandi
obiettivi.
La
Grecia
di
Menandro
si
guarda
dentro
di
se
in
una
introspezione
quasi
attonita
e
la
famiglia,
o
meglio
il
microcosmo
familiare
diviene il punto focale dell'indagine poetica.